Cuba piange

Dal nostro archivio

Cuba è l’isola in cui sono nata io ed è molto vicina agli Stati Uniti, separata solo per 90 miglia dalle Florida Keys, un arcipelago di circa 1.700 isole tra l’Oceano Atlantico e il Golfo del Messico. Grazie a questa piccola distanza tra Cuba e le Florida Keys, per sfuggire ai problemi economici e politici dell’isola molti Cubani decidono di emigrare e tanti sono morti in questa avventura.

Tristemente famosa è la storia di un bambino cubano di appena cinque anni di nome Elias a cui la madre aveva deciso di dare una vita migliore avventurandosi in mare su una nave precaria con altre dieci persone. Durante il tragitto sono morti tutti lasciando il bambino solo, in alto mare.

Era il 1999 e il bambino è rimasto alla deriva per circa 48 ore, all’interno di un pneumatico gonfiabile, dove era stato messo dalla madre prima che la barca affondasse. Il bambino fu circondato dai delfini che hanno giocato con lui per tutto il tempo in cui è rimasto in mare. Elian è stato ritrovato da due pescatori al largo della costa americana. All’interno dei suoi vestiti sono state trovate le informazioni sulla sua famiglia materna negli Stati Uniti, di conseguenza la Polizia ha potuto consegnare il bambino ai parenti.

Questo ragazzino, con il suo nome che deriva dalla mitologia greca e significa “Re della luce” e con la sua triste storia per la perdita della madre, è stato come un cammino di luce per tanti Cubani, aumentando così l’emigrazione per sfuggire ai problemi della loro terra d’origine.

In nessuna società si può vivere con solo 5 euro al mese. Negli ultimi due anni più di mezzo milione di Cubani sono emigrati negli Stati Uniti in diversi modi, anche su una tavola da surf.

Ogni Cubano che decide di lasciare la sua casa è un bambino che Cuba perde. Cuba piange perché sta perdendo i suoi figli.

Oggi in ogni parte del pianeta possiamo trovare un Cubano.

[Tania – Corso C, Primo Livello CPIA Voltri]

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